Anche il Premio Letterario è espressione di questo DNA costitutivo. Come recita il regolamento, il Premio si rivolge infatti ad autori che “si siano particolarmente distinti per rigore analitico, senso introspettivo e slancio creativo, esprimendo un impegno saggistico e narrativo volto alla riflessione sull’uomo contemporaneo, con particolare riguardo alle dinamiche contraddittorie del nostro tempo”.

Coerentemente con questa impostazione, la scelta è caduta su tre autori che, alle doti di scrittura e all’analisi di pensiero, abbinano qualità altrettanto importanti di comunicatori. Perché uno dei grandi problemi del nostro tempo è quello di veicolare il messaggio senza che esso venga alterato dalle forze omologanti dei media. Perché la verità va non solo affermata, ma anche e soprattutto trasmessa. Un principio che è valido nel campo della Fede ma che possiamo ritrovare in ogni aspetto della vita umana.

Dopo il saluto dell’Avv. Angela Soccio, Vice presidente dell’Associazione, l’evento è entrato subito nel vivo coinvolgendo gli scrittori premiati in un dialogo con il pubblico presente in sala, prima attraverso le interviste condotte da Marco Guerra e Massimo Nardi, poi attraverso il dibattito moderato da Maurizio Giampaolo e Dario Loparco.

 

 

Corrado Formigli, nel suo libro Impresa impossibile, edito da Mondadori, racconta le storie di otto imprenditori italiani che hanno combattuto e vinto la crisi. Otto piccoli e medi imprenditori che sono riusciti ad affermarsi, nonostante tutto, grazie alle risorse della volontà, del coraggio e del talento. Un omaggio alla “cultura del Fare”, dove l’ottimismo e le idee sono un’ancora di sopravvivenza.

Sergio Rizzo, nel suo libro Se muore il Sud, edito da Feltrinelli e scritto insieme a Gian Antonio Stella, mostra l’altra faccia della medaglia: il mondo di chi invece non ce la fa, il Sud schiacciato da un rapporto di subordinazione che ha le sue radici in mali antichi. Perché il mondo non è fatto solo di vincenti, di gente che possiede know-how e competenze, ma anche di umili, di gente semplice, che attraverso le lotte del ‘900 aveva conquistato una centralità sociale ed ora si vede nuovamente messa ai margini dello sviluppo. Ma attenzione, è il monito lanciato da Rizzo e Stella: se muore il Sud muore l’Italia intera!

Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”, nel 2013 ha pubblicato due libri: il primo intitolato La mia porta è sempre aperta, edito da Rizzoli e basato su un’intervista al Santo Padre Francesco, e il secondo intitolato: Il disegno di Papa Francesco - Il volto futuro della Chiesa, edito dalla EMI-Editrice Missionaria Italiana.

Padre Antonio Spadaro ci racconta di un uomo, un Pontefice, che ha coniato un meraviglioso slogan: la “cultura dell’Incontro”. Due parole straordinariamente evocative che dicono tutto sul senso della vita e il nostro comune destino di esseri umani. Un Pontefice che ha lanciato una sfida al “pensiero unico” del nostro tempo, riaffermando il primato dell’uomo contro le forze cieche dell’economia. Un Pontefice che incarna, nel suo francescanesimo, l’esigenza mai sopita di giustizia sociale e che ha conquistato il cuore della gente.

Nel contenuto di questi libri è possibile individuare un significativo nesso concettuale. Esaurita la spinta propulsiva del dopoguerra con le sue conquiste sociali, si sta determinando oggi un nuovo scenario di conflitto: lo scontro tra la componente più forte della società – quella che potremmo simboleggiare con la “cultura del Fare” – e la sua componente più debole – quella che potremmo riassumere nel concetto di “cultura del Sud”. Uno scontro che mette a rischio la tenuta sociale e la sostenibilità del sistema economico. E alimenta i fenomeni di estremismo che inondano drammaticamente le cronache.

Per evitare che questo scontro possa ulteriormente degenerare, è necessario adottare la “cultura dell’Incontro”. Nelle relazioni personali e nei rapporti tra i popoli. Ricordandoci che il libero arbitrio concesso all’uomo è assoggettato a leggi universali che, benché inaccessibili alla mente razionale, sono tuttavia costantemente all’opera nel corso storico e nei destini individuali.

Al termine del dibattito e delle riflessioni, Marco Italiano, presidente di Res Magnae, ed Emanuele Barone Muzj, responsabile del cerimoniale, hanno conferito agli autori premiati tre targhe ricordo dov’erano iscritte le seguenti motivazioni: “A Corrado Formigli per il contributo giornalistico alla cultura del Fare”; “A Sergio Rizzo per il contributo d’inchiesta alla cultura del Sud”; “Ad Antonio Spadaro S.I. per il contributo comunicativo alla cultura dell’Incontro”.

La serata si è conclusa con la rituale firma dei libri, da parte degli autori, sulle copie omaggio distribuite dall’Associazione al pubblico presente in sala.

 Fonte ZENIT