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E’ stato un pubblico attento e affascinato quello che ha gremito la Chiesa di Santo Spirito in Sassia venerdì 18 ottobre per il terzo appuntamento del Progetto Catechesi - Giubileo della Misericordia avente come tema “Rivelazione della Misericordia: Mistero Pasquale”.

L’autore della toccante e preziosa meditazione, alla quale l’UCID Roma ha partecipato con entusiasmo, è stato S.E.R. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e per il Giubileo della Misericordia, che con grande chiarezza e passione ha interpretato alla luce della Misericordia il triduo pasquale, momento fondante e centrale della fede cristiana.

Sia l’Antico che il Nuovo Testamento hanno infatti “una pluralità di termini per esprimere la Misericordia che è soprattutto vicinanza di Dio nella nostra vita. Una vicinanza che la lingua ebraica identifica come amore viscerale che lega Dio a ciascuno di noi, come quello di una mamma al verso il figlio”. Mons. Fisichella a questo proposito ha ricordato il profeta Osea che al capitolo 11 del suo libro dice: “Io sono per Israele come colui che prende un bambino e se lo porta alla propria guancia”. Nel logo del Giubileo è infatti riprodotto il testo del profeta Osea e il messaggio che il logo vuole trasmettere è che Cristo vede con gli occhi dell’umanità perchè si è fatto uno di noi. Di conseguenza “Se vogliamo essere una creatura nuova dobbiamo vedere con gli occhi di Cristo”.

Mons. Fisichella ha spiegato come, facendosi uomo, Dio abbia condiviso con noi la sua esistenza e non ci lasci alibi per non credere mentre con la morte abbia compreso il mistero dell’esistenza umana ed il limite verso il quale andiamo. Il mistero pasquale è quindi la conclusione di ciò che è l’incarnazione del figlio di Dio, iniziato con il sì di Maria.  

Mons. Fisichella ha definito l’incarnazione di Gesù “un grande mistero della nostra fede”, “il mistero di un Dio che si fa uomo” e ha affermato con parole di grande profondità quanto sia stretta la relazione tra Dio e l’uomo, tanto che Gesù nella Risurrezione porta l’uomo con sè e non lo esclude da questo momento, così come ricordato dal momento della Santa Eucarestia in cui si dice che “diventiamo in Cristo un solo corpo”. In un passaggio molto profondo della sua riflessione, Mons. Fisichella ha ricordato che l’uomo è quindi in una dimensione di intimità e di conoscenza  profonda con Gesù, unica per ciascuno di noi. Primo passaggio nella costruzione di questa intimità e del mistero della misericordia è il Giovedì Santo, l “inizio di un’ era nuova perchè Cristo da allora sarebbe rimasto sempre con noi”. Un’ era nuova caratterizzata da momenti come la lavanda dei piedi a proposito della quale Mons. Fisichella ha citato le parole del Santo Padre che l’ ha definita “il segno del servizio”; un servizio addiritura scandaloso e inaudito agli occhi dei discepoli. Un atto umile che è un segno del comandamento nuovo che Gesù porta; un comandamento d’amore e di servizio riassunto dalle parole di Sant’Agostino il quale diceva che “Gesù chinandosi davanti ai discepoli ha dimostrato cosa significa perdonarsi vicendevolmente”.  Mons. Fisichella ha ricordato come la Misericordia debba esprimersi attraverso quel servizio che Gesù ci ha insegnato e che il Giubileo riconoscerà attraverso incontri con le realtà del volontariato. Commentando il momento dell’istituzione dell’Eucaristia è stato ricordato come la domenica sia realmente “il giorno della Misericordia” perchè Dio entra dentro di noi così come simboleggiato dal momento della Liturgia in cui al vino vengono aggiunte alcune gocce d’acqua, il simbolo dell’umanità che diventa una cosa sola con il Signore. L’istituzione dell’Eucaristia è quindi strettamente legata al mistero della Misericordia perchè chi la riceve viene perdonato dai propri peccati. La preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi e l’assopimento dei discepoli mostrano come “l’uomo spesso lasci solo Gesù con il rischio di non percepire la forza straordinaria che trasforma la nostra vita, perchè la Misericordia provoca la conversione”. Il momento tragico del Venerdì Santo mostra la Misericordia di Dio attraverso l’immagine del buon ladrone che “è toccato nel cuore dalla stessa presenza di Gesù” e al quale Gesù apre le porte del Paradiso ma mostra soprattutto nel suo significato più profondo il concetto di amore. In un momento toccante della propria riflessione, Mons. Fisichella ha infatti affermato come “prima del Venerdì Santo non esista al mondo un solo documento in cui possiamo trovare l’espressione in cui si definisca l’amore come l’atto di dare la vita per la persona amata”. E’ il Venerdì Santo che mostra come Dio ha amato il mondo, “dando tutto sè stesso e non trattenendo niente per sè”. Il momento della lavanda dei piedi e la croce dimostrano che amare davvero vuol dire dare tutto e la Misericordia di Dio consiste proprio in questo donarsi incondizionatamente e totalmente. Nel commentare il silenzio del Sabato Santo, Mons. Fisichella ha affermato che è “il segno del silenzio di Dio che condivide con i morti la stessa condizione”. E’ Dio che condivide con ciascuno di noi il dolore profondo del distacco della vita perchè raggiunge quelli che sono morti da sempre e va a riscattarli in maniera definitiva. Solo con questo atto di redenzione si compie quindi il mistero della domenica di Pasqua dalla quale emerge evidente la Misericordia fin dalle prime parole di Gesù: “Donna perchè piangi?” Gesù consola perchè Misericordia vuol dire innanzitutto consolazione. E’ anche per questo che nel Giubileo il giovedì dell’Ascensione ci sarà una veglia con Papa Francesco per “asciugare le lacrime”, dedicata a coloro che hanno bisogno di consolazione.  Mons. Fisichella ha voluto concludere la propria splendida riflessione con alcuni brani tratti da “Le rivelazioni dell’amore divino”, testo della mistica inglese Giuliana di Norwich vissuta nella seconda metà del Trecento; parole utili perchè scritte da “colei che ha avuto un’esperienza maggiore della nostra di quello che è il mistero della sofferenza, della passione ma anche della Misericordia vissuta da Gesù per noi in quei giorni”. Nelle 16 rivelazioni espresse davanti agli occhi di Giuliana agonizzante Dio sottolinea che rimanendo saldi nell’amore si riuscirà a conoscerlo sempre più a fondo. Giuliana imparò quindi che “Nostro Signore significa amore” perchè “Dio prima ancora di crearci ci ha amati di un amore che non è mai venuto meno e mai svanirà ed in questo amore ha fatto tutte le cose facendo in modo che queste risultassero utili per noi.” 

Nelle pagine di una mistica distante secoli da noi si trova, secondo Mons. Fisichella, “Non solo una pagina di profonda letteratura ma anche una bellissima descrizione del mistero pasquale riletto alla luce della Misericordia di Dio, di un amore che si dà tutto e anche se potesse soffrire di più ma non  non fosse necessario lo farebbe”. Il mistero pasquale diventa quindi – ha concluso Mons Fisichella - “una provocazione per l’uomo a dover credere, a dover essere testimone dell’amore di Dio, a dover fare nostra l’esperienza della sua Misericordia perchè anche noi possiamo diventare strumento della Misericordia per tutti gli altri”.

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA: Le testimonianze