Questo il tema del convegno “Emergenza corruzione: analisi e prospettive future”, che ha consentito una approfondita analisi comparata dei problemi grazie alla partecipazione di relatori competenti e autorevoli, con diversi livelli di responsabilità istituzionale. Oltre al già citato procuratore Greco, erano infatti presenti: la Sen. Lucrezia Ricchiuti, che ha proposto recentemente tre disegni di legge in materia di antimafia, riciclaggio e lotta alla criminalità organizzata; Maria Carmela Lanzetta, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie; Rossella Orlandi, Direttore dell’Agenzia delle Entrate.

Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, non potendo essere fisicamente presente, ha fatto pervenire il proprio contributo attraverso un’intervista in formato video.

«Il tema della corruzione – ha detto in apertura Marco Italiano, presidente di “Res Magnae”, l’associazione organizzatrice dell’evento – è di quelli che scuotono le coscienze, soprattutto perché non sappiamo quale futuro daremo ai nostri figli». Dopo la lettura di un indirizzo di saluto da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata la volta di Francesco Vitali del Direttivo di “Res Magnae” che, nella sua qualità di moderatore, ha iniziato il giro delle domande, coordinando gli interventi in un flusso unitario.

Per sintetizzare i momenti più significativi del convegno, possiamo citare un passaggio della Sen. Ricchiuti, dove la parlamentare ha dato lettura di un brano di Ennio Flaiano. Il brano, datato 1956, parlava del tema dell’abusivismo: a distanza di mezzo secolo risulta tuttora attuale! La corruzione non è un problema di oggi, ha osservato il procuratore Greco, ma negli ultimi vent’anni ha assunto una fisionomia inedita: oggi le vecchie “tangenti” vanno meno di moda, si è creato al loro posto un sistema “gelatinoso” dove corrotti e corruttori sono legati in un viluppo inestricabile. Un esempio tipico è quello della “clientele” dove gli appalti non vengono attribuiti per merito ma per invisibili legami di sottobosco. Con la conseguenza che le imprese non fanno innovazione e si genera un «degrado culturale e di professionalità» che danneggia l’efficienza del sistema economico. Le imprese sane vengono marginalizzate e la produzione di ricchezza si concentra in canali ambigui, che generano a loro volta un reinvestimento illecito dei capitali, spesso in forma di fuga verso i paradisi fiscali.

«I costi della corruzione vanno a detrimento degli introiti fiscali – ha sottolineato Rossella Orlandi – e l’evasione costituisce a sua volta un freno per lo sviluppo dell’economia».

Di fronte a una situazione così complessa, quali sono le iniziative di contrasto messe in campo dal Governo? «La lotta alla corruzione è un tutt’uno con la lotta all’infiltrazione mafiosa» ha commentato il ministro Lanzetta: il Governo punta ad una serie di azioni preventive per arginare un fenomeno che dilaga nel Sud ma si sta espandendo anche al Nord. Tra le iniziative pratiche previste: forme di unione fra Comuni che, mettendo insieme le risorse, possano creare più efficienti sistemi di contrasto e di controllo.

Raffaele Cantone ha spiegato che, accanto alla logica della prevenzione e della repressione, occorre applicare anche una logica premiante: una sorta di “bollino blu” assegnato alle imprese “virtuose”, capace di determinare positive implicazioni nella assegnazione degli appalti.

Tutti i relatori, infine, hanno manifestato un punto di vista condiviso: per arginare il fenomeno, sono importanti le iniziative legislative in tema di reati fiscali e di falso in bilancio, ma la battaglia potrà essere vinta soltanto attraverso una “rivoluzione culturale” capace di promuovere la cultura della legalità a partire dall’insegnamento scolastico.