Il cardinale Monterisi ha parlato della prudenza come di «una delle virtù meno praticate ai giorni nostri, perché richiede attendismo e riflessione, in una società che invece ama la velocità». E ha ricordato i numerosi inviti di Gesù alla prudenza contenuti nei Vangeli. Essere prudenti, ha continuato il porporato, «non significa cercare alibi per il mancato coraggio, ma è un modo per scongiurare l’irruenza propria delle persone irragionevoli». Al cardinale Sandri il compito di sottolineare l’aspirazione alla giustizia insita da sempre nell’animo umano, nonostante sembrino prevalere prepotenze e arbìtri. «La via della giustizia - ha evidenziato - non è solo possibile, ma reale e praticabile. Questa virtù però è insufficiente se non si accompagna alla misericordia, all’amore e alla carità». 

Per il cardinale De Giorgi, la fortezza «ci viene in aiuto per resistere alle tentazioni, per vincere la paura e per sostenere le incomprensioni e le sofferenze». Infine, il cardinale Tauran si è soffermato sulla temperanza, «che assicura il dominio della volontà sui desideri, per cui è sinonimo di libertà, non di debolezza». Colui che dice sì a tutto, infatti, «mostra che nulla gli interessa veramente, tranne se stesso». E l’arcivescovo emerito di Palermo ha indicato anche la via che conduce a questa virtù: «Praticare la vita spirituale e usare consapevolmente la ragione».

29 gennaio 2014